Una storia che viene da lontano
ROMA è il comune agricolo più grande d’Europa, sia per estensione (63.000 ettari) che per quantità e qualità dei prodotti della terra.
Roma può legittimamente essere definita la capitale agricola del Continente Europeo la superficie pubblica coltivabile supera i 10.000 ettari.
Questo enorme patrimonio è un grande valore per la città di Roma: la storia recente ci offre esempi significativi come Agricoltura Nuova, Cobragor, Il Trattore, Coraggio, Capodarco, Mistica, ecc.
Si tratta di Cooperative agricole costituite per lo più alla fine degli anni Settanta, quando un folto gruppo di disoccupati, studenti, contadini, occuparono circa tremila (ha.) sia nell’area Metropolitana che nella Regione.
Oggi il risultato di quelle iniziative è un unicum nel quadro della agricoltura periurbana: creando centinaia di posti di lavoro anche per le ragazze e ragazzi diversamente abili.
L’agricoltura non ha solo il valore di centralità per la ripresa economica del paese, per il risanamento dei nostri debiti, ma palesa anche una centralità per porre una barriera alla devastazione del territorio e alla salvaguardia dell’ambiente. Il lavoro dei campi è fonte preziosa di occupazione ed è riscoperta di valori umani, produttivi e culturali. Così osserva Giulio Carlo Argan nella prima conferenza agricola cittadina del Comune di Roma.
Dobbiamo smettere di aggredire e consumare il nostro suolo.
Amministrazioni Pubbliche di altre città europee, hanno già risposto a questa nuova esigenza etica della comunità, e nonostante il loro patrimonio agricolo sia di gran lunga inferiore al nostro.
Come esempio si può citare l’iniziativa della Sindaca della città di Parigi, Anne Hidalgo che, pur nella fruizione di soli poche centinaia di ettari di terreno agricolo, ha delegato la Cooperativa “Du Champ a l’Assiette” (dal campo alla tavola), a razionalizzare il sistema rurale che rifornisce la città, con l’obbiettivo di produrre con modalità biologiche e a costo zero, 30 milioni di pasti all’anno di cui 22 destinati alle scolaresche.
La descrizione delle nostre Cooperative agricole, non è affatto una gratuita narrazione bucolica: è una realtà del nostro territorio, tangibile, sperimentata nel tempo, apprezzata, i cui risultati sono percepiti dalla comunità dei romani come l’esempio più virtuoso della pratica cooperativistica, e con attività polifunzionali (trasformazione dei prodotti, vendita diretta, attività culturali, sviluppo di energie alternative, pratiche di agricoltura biologica e sostenibile, sperimentazione con istituti di ricerca).
Con l’auspicio che tale esperienza possa rappresentare un modello di riferimento, per la costituzione di altre esperienze analoghe, si consegna all’attenzione della amministrazione comunale, una bozza di progetto che si fonda su una serie di punti programmatici, raccolti nel manifesto che alleghiamo. Chiediamo quindi, con fermezza, un appuntamento per discutere i problemi sopraesposti.
Matteo Amati