Comunicato Stampa: 17-18 luglio 2020 manifestazione dell’associazione “RomAgricola” presso tenuta agricola di Castel di Guido

Credits Aldo Frezza

No alla vendita degli immobili e allo smembramento dell’azienda

ROMAGRICOLA raggruppa varie cooperative agricole, note ai romani, come Agricoltura Nuova, Cobragor, Il Trattore, Coraggio, Capodarco, Mistica e fattorie Sociali, ma anche uomini di cultura e urbanisti come Vezio De Lucia, Carlo Cellamare, Davide Marino, Daniele Archibugi o personalità dello spettacolo come Giuseppe Cederna. Tutti quanti insieme a chiedere che Roma metta fine al consumo di territorio e ritrovi invece la sua vocazione agricola.
Una richiesta, quella di RomAgricola, che parte dalla realtà dei numeri. Con i suoi 63.000 ettari di territorio agricolo, Roma è il comune agricolo più grande d’Europa. E la superficie pubblica coltivabile supera addirittura i 10.000 ettari. Cifre tali che possono candidare Roma a essere la Capitale Agricola d’Europa, ma sono cifre che possono essere inutili se non c’è un’azione positiva da parte delle istituzioni pubbliche, Comune e Regione, alle quali RomAgricola ha indirizzato una lettera con alcune richieste precise.
“Dobbiamo smettere di aggredire e consumare il nostro suolo – dice Matteo Amati, portavoce dell’Associazione – abbiamo manifestato il 21 gennaio e lo facciamo anche oggi. Non ci fermeremo finché non ci staranno a sentire. Altre città europee stanno cercando di rispondere a questa nuova esigenza etica della comunità, nonostante abbiano un territorio agricolo molto inferiore al nostro. A Parigi la Sindaca Hidalgo, pur con poche centinaia di ettari a disposizione, ha incaricato una cooperativa di razionalizzare il sistema rurale con l’obiettivo di produrre, con modalità biologiche, 30 milioni di pasti l’anno, di cui 22 destinati alle mense scolastiche”.
“Nel manifesto che abbiamo presentato alle Istituzioni – prosegue Amati – ci sono tutti gli obiettivi che vogliamo raggiungere: un bando rivolto ai giovani per l’accesso alle terre pubbliche; il sostegno all’agricoltura sostenibile e alla biodiversità; la promozione di cooperative che favoriscano, oltre che la produzione agricola, anche l’inclusione sociale di persone diversamente abili, anziani o emarginati; lo sviluppo di filiere corte attraverso mercati rionali riservati ai soli produttori; la progettazione di una nuova città metropolitana a consumo di suolo zero. Sono obiettivi ambiziosi, ma non impossibili, perché non saremo soli – come si legge nel Manifesto. Con noi ci dovranno essere gli Enti di Ricerca, le Università, gli Enti di Sviluppo Agricolo, le Scuole agrarie e del turismo. E questo lavoro in comune dovrà trovare la sua sintesi in una Seconda Conferenza Agricola Cittadina di Roma. Quarantadue anni dopo quella convocata dall’allora Sindaco Giulio Carlo Argan il quale, da vero uomo di cultura, era convinto che il lavoro nei campi fosse una fonte preziosa di occupazione e anche una riscoperta di valori umani produttivi e culturali”.
Abbiamo deciso di promuovere queste due giornate di mobilitazione e di sciopero alla rovescia per manifestare la nostra contrarietà al bando promosso dalla Regione Lazio per l’affidamento di Castel di Guido.
E’ grave prevedere la vendita degli immobili dell’azienda e la sua divisione in tre realtà. Bisogna mantenere l’unitarietà. Vogliamo che si riscriva un nuovo bando che dia l’opportunità agli operatori agricoli, sociali e culturali di rilanciare un’azienda che da troppi anni è in stato di semi abbandono, con pochissima occupazione e una perdita annua di gestione che si aggira sui 2 milioni di euro. Invitiamo le Istituzioni e le forze politiche a un confronto che si terrà presso l’Azienda di Castel di Guido, sabato 18 luglio 2020 alle h 11,00.

Matteo Amati 338/1662869 viamilano@tiscali.it